venerdì 26 giugno 2009

In bilico tra i sogni e la realtà


Quando ci si sveglia piccoli avvenimenti possono cambiare il nostro umore. Questo accade perché al mattino, quando apriamo gli occhi, siamo ancora nel nostro mondo, nel paradiso in cui ci rifugiamo. Il passaggio da questo alla vita reale, che dobbiamo condividere con altre persone, è molto delicato e per un minimo passo falso ci fa innervosire.
Io divento isterica se mi accorgo che è finito il latte e non posso fare colazione come vorrei, alcuni si irritano se la giornata porta con sé nuvoloni pieni di pioggia, altri ancora si arrabbiamo se parli con loro,… Ci sono anche però situazioni che fanno sorridere come leggere un messaggio del buon giorno da una persona cara, sentire il profumo di caffè che come una droga entra nelle vene e ci sazia di energia, avere una persona che ci porta la colazione a letto,...
Perché ognuno ha un suo modo per svegliarsi e allontanarsi dai sogni per giungere alla realtà? Perché dei piccolissimi gesti ci condizionano l’umore della giornata?
Il distacco dal proprio mondo di sogni e fantasie è un po’ come il passaggio dall’infanzia al mondo degli adulti: ci sono dei guadagni e ci sono delle perdite. Si hanno più libertà, si hanno le chiavi di casa, si può bere e fumare, si può stare fuori fino a tardi, si può decidere come vestirsi,.. si possono prendere decisioni. Si rinuncia però al tempo per giocare, si sacrificano dei momenti per sé stessi per portare a termine degli impegni, si è schiavi delle scadenze, si perde la spontaneità dei rapporti perché si impara cosa si può e cosa non si deve dire, si inscatolano ricordi e sorrisi innocenti che vengono riaperti con malinconia e qualche lacrima,… si corrono dei rischi maggiori. Essere grandi è la fase del libero arbitrio: si sceglie e si pagano sulla propria pelle le conseguenze.
Possiamo sognare di morire, di essere rincorsi da qualcuno che vuole farci male, di essere offesi dalla persone che amiamo,… si provano emozioni forti, ma al mattino tutto svanisce. Del resto dobbiamo anche rinunciare a sogni meravigliosi come essere in un posto splendido, stare con la persona amata, mangiare chili e chili di cioccolata senza ingrassare, volare come Aladdin e Jasmine e abbracciare le nuvole,…
Eventi felici ed eventi tristi, ma questi non saranno reali quando la sveglia suonerà sul nostro comodino o quando il nostro cane ci salterà sul letto o quando la persona che condivide con noi la casa ci chiamerà per dirci di sbrigarci perché siamo in ritardo.
L’infanzia è un sogno, un momento di fantasie e desideri, di paure infondate che vengono guarite dai genitori, di pianti assillanti che però vengono fermati da un sorriso o una frase. Quando si è adulti invece si è indipendenti, si sceglie e si scoprono mille piccole gioie, si guarda con una visuale maggiore,..
Durante l’infanzia siamo protetti dagli adulti e siamo custoditi in un mondo incantato e durante il sogno siamo coccolati da illusioni magiche che si sciolgono al mattino. Durante la maturità non c’è nessuno che ci limita e che ci protegge, siamo noi che sfidiamo tutto e durante la giornata affrontiamo eventi che sono sensibili… possono farci piangere come farci ridere. Le emozioni però sono vere.
Noi abbiamo bisogno di dormire perché, secondo alla qualità del nostro sonno, noi affronteremo una giornata stanchi o riposati… infatti la maturità di una persona necessita di ricordare l’infanzia di questa per comprendere come si è arrivati ad essere come si è. Per questo noi abbiamo bisogno di dormire.. non perché siamo stanchi, come crediamo, ma perché non possiamo dimenticare e trascurare la nostra infanzia.
Il risveglio è infatti la nostra adolescenza quotidiana in cui traballiamo e cadiamo, in cui rinunciamo all’universo che la nostra mente crea sotto le coccole di un caldo piumino e in cui, però, conquistiamo sensazioni che si imprimono nella nostra memoria.

venerdì 15 maggio 2009

La musica si respira


La musica è ovunque intorno a noi. Cantiamo sotto la doccia, saltiamo da un armadio all’altro in camera da letto mentre scegliamo come vestirci, balliamo in discoteca, ascoltiamo le hit del momento in auto andando a lavoro e dedichiamo canzoni alla persona che amiamo,…
La scegliamo in base all’umore, alla giornata e a ciò che stiamo facendo. Io amo scegliere il cd da ascoltare mentre cucino. Cambio stile secondo il piatto da preparare e, le torte o i biscotti che sforno, se ho scelto il ritmo giusto, hanno un sapore diverso, più buono, è come se l’armonia delle note fosse stata trasmessa agli ingredienti.
Ho avuto il piacere e l’onore di ascoltare un concerto di Giovanni Allevi al teatro di Belluno.
Ammiro questo genietto che ha riportato la musica classica, la vera musica, ai giovani. Con i suoi brani riesce a risvegliare in ognuno emozioni nascoste. Aria e Come Sei Veramente mi portano in fondo al cuore una tale dolcezza, una tale pace da farmi innamorare di questo pianeta, ogni giorno.
Ammiro la sua timidezza, che unita all’umorismo, rendono ogni sua esibizione speciale e unica, ammiro la sua umiltà che lo porta ad ascoltare i suoi fan alla fine di ogni concerto o a duettare con le persone che glielo chiedono com’è successo la scorsa estate a Cortina Incontra, ammiro il suo amore senza riserve per la musica, per ogni nota che vibra nell’aria, per ogni carezza che fa al pianoforte terminato ogni brano.
Sono rimasta senza parole, senza difese, quando il maestro ha reso la musica un elemento, quasi tangibile…ha respirato le note. Sono rimasta lì, disarmata da questo splendido miracolo. Esse sono uscite dal pianoforte e sono ritornate dal loro creatore, quasi sentendo un senso di appartenenza.
Un grazie per questa magia, per questi battiti d'immenso, per questi battiti dell'Orologio Degli Dei..

lunedì 2 marzo 2009

Punto, linea e superficie... di un sogno


Sono stata a Monaco da poco e mi sono trovata in quello che era il mondo di Kandinsky. Tra colori vivaci, forme semplici e studiate, tra pathos e ricercata compostezza.
C’era una mostra dedicata a lui e ad altri pittori quali F. Mark, P. Klae, G. Munter, A. Macke che ti conduce a spiare una coppia che parcheggia nel parco, D. Burljuk, A. Von Janlensky con i suoi spettacolari ritratti e pochi altri.
Mi sentivo come un bambino nel paese dei balocchi con caramelle colorate e giochi spensierati. Ora capivo cos’era la spiritualità nell’arte, ora mi era chiaro ciò che lui vedeva e provava davanti ad una tela.
Quando camminavo tra gli spazi della mostra mi sforzavo, cercavo di trattenermi con tutte le mie forze dallo sbirciare nella sala successiva per vedere ancora quadri. Cercavo sempre di più, ogni quadro era più bello di quello precedente e non riuscivo a fermarmi..
Da piccola, quando i miei genitori mi portavano alle mostre, avevo inventato un giochino, ovvero trovare il mio dipinto preferito e memorizzarlo per poterlo sognare la notte, così quadri gentilmente concessi da altri musei posti lontano dalla mia città sarebbero rimasti dentro di me. Con Kandisky trovare il quadro perfetto è stato difficile: mi sentivo scostante, cambiavo sempre idea perché mi rapivano tutti. Arrivata a “Trinity” ho pensato che nulla di più bello potesse esserci, eppure il mio sguardo sfuggiva poco più avanti… Sì, guardando verso il magico dipinto notavo che assomigliava ad un sogno. Cerano tartarughe fluttuanti in questo mare prima azzurro, poi blu, poi acquamarina. “Sky blue” era il mio quadro. Era il mio dolce alla fine di un succulento pranzo consumato in un ristorante disperso nella natura, come se fossi in uno di quei meravigliosi giardini dei castelli antichi in cui ci si sente sempre a casa. Qualcuno aveva scoperto i miei sogni e li aveva raffigurati in quel dipinto.
Come poteva un uomo degli inizi del Novecento creare delle opere che oggigiorno sono ancora così moderne e attuali? Era un visionario eppure quando osservi le foto che lo ritraggono sembra un uomo come tanti, un’ottima copertura per nascondere il genio che era in lui.

domenica 18 gennaio 2009

Bubbly face


Ogni sera, prima di andare a dormire e immergersi nell’accogliente mondo dei sogni, ci si guarda allo specchio.
Si ammira o si osserva desolati la propria immagine riflessa. Gli occhi carichi di stanchezza, i denti digrignati per lo stress, la smorfia vicino alle labbra accentuata per le preoccupazioni e, man mano che i giorni scorrono, piccole rughe che cerchiamo costantemente di far sparire, quanto invece esse sono il nostro vissuto, sono il formarsi continuo della nostra vita, sono solchi che imprimono sulla pelle le nostre memorie.

Ci si osserva con occhi spenti e sognanti, si prendono un po’ di batuffoli di cotone e lo struccante, come se fosse un rituale, e si comincia a togliere quella copertura, quel muro che mostriamo agli altri. Si cerca di togliersi tutte le costrizioni sociali, tutte le ipocrisie e tutte le attività di facciata che ogni giorno stendiamo e cerchiamo di uniformare sul nostro viso.
Davanti al proprio specchio non ci si può mentire. Si calca in maniera sempre più forte il cotone premendolo sul proprio volto e si cerca di cancellare tutte le tensioni quotidiane. Si passa una, due, tre, quattro volte, beh… tutte le volte necessarie per sentirsi meglio, per sentirsi più coscientemente noi stessi, per sentirsi vivere appieno. Ci si sciacqua con una sempre nuova e piacevole sensazione di leggerezza e poi si ritorna a osservarsi.

In quel momento, nel momento in cui siamo noi e noi sole, senza maschere e copioni, possiamo concederci un sincero commento. In quel momento ci è concesso un sorriso sereno e rasserenante. Sappiamo prenderci cura di noi stessi e risolvere ogni screzio e, grazie a questa forza, dobbiamo ricordarci che possiamo sempre andare avanti. Sorridere a sé stessi è una cura potentissima, è una coccola privata ed intima necessaria per affrontare ciò che accadrà domani. Come diceva Rossella O’Hara “dopotutto domani è un altro giorno”.
Con questo spirito combattivo, con sogni e speranze risposti sia nel nostro futuro sia in uno scricchiolante cassetto nel nostro cuore, ci appoggiamo sul cuscino e ci abbandoniamo alla notte e al suo misterioso fascino.

martedì 13 gennaio 2009

route 66


Uno dei momenti più belli delle mie giornate inizia quando salgo in auto e mi abbandono alla strada.


Amo guidare, probabilmente perchè posso dedicare qualche attimo a me stessa e lasciarmi trasportare dai miei pensieri. Si ascolta la radio o qualche cd con hits ormai passate, si pensa a Gioele Dix che vorrebbe picchiare qualsiasi automobilista nel raggio di 5km, si sogna guardando il paesaggio, si sorride pensando alle situazioni più strane successe quel giorno, si chiama il proprio amore solo per sentire la sua voce,...


Mi sono accorta di adorare le macchine perchè è una passione che condivido con mio papà... quando ero piccola mi ha insegnato a capire ed ascoltare i motori e poi, una volta cresciuta, mi ha insegnato a guidare e mi ha iniziato al mondo dei rally. Con lui la guida prevedeva Bob Marley di sottofondo e soprattutto la calma ed il disinteresse di pensare agli orari.


Ogni tanto guardo il cartone della Disney Cars e penso al fatto che do il nome alle macchine e spesso parlo con loro: c'è il principe(ovvero un Maggiolone azzurro con i suoi rombanti 44 cavalli), c'è cricchetto, c'è il mio uomo(ovvero l'indistruttibile Musso),... C'è il mio mondo di auto che hanno una storia, che hanno un significato, che mi hanno accompagnato in molti luoghi e che mi hanno permesso di prendere il mio tempo e concedermi un respiro.


L'anno scorso prendevo l'auto con le mie amiche ed andavo al tempio del Canova a Possagno alle 3 del mattino giusto per assaporare una sigaretta ed il ritorno era speciale tra discorsi, canzoni cantate e urlate, risate e un cielo stellato più chiaro delle montagne che circondano la strada. Quest'anno invece sto apprezzando il sole che sorge e porta con sè l'inizio di un nuovo giorno in cui si possono correggere gli errori del giorno precedente... è così bello guidare e convincersi che tutto andrà bene e che il sole, che pian piano rischiara il cielo e nasconde la pallida luna, porta con sè la forza di una nuova possibilità di fare meglio.


Salgo in macchina, allaccio le cinture, dico la mia preghiera, metto il cd, lascio che la musica influenzi il mio mood e parto...


Così penso... "Sometimes non knowing where you are going to land is the best part of the adventure"

venerdì 2 gennaio 2009

Mes livres


I libri possiedono un qualcosa di incredibilmente particolare e speciale.

Costituiscono un mondo irreale e unicamente bello in cui perdersi. Si fa spazio, nella nostra mente sempre affollata da preoccupazioni tangibili presenti nella vita reale, la fantasia, esatto, si libera la nostra immaginazione in un universo da scoprire. Ognuno di noi ha una visione propria dei personaggi e dei paesaggi: alcuni pensavano a Mr Bingley come ad un ragazzo mingherlino e con i capelli rossi, altri come ad un ragazzo un po' muscoloso e castano chiaro nonostante le dettagliate descrizioni di Jane Austen.

Io ho cambiato molte volte il volto di Mrs Dalloway o della Catherine di Emily Bronte come del resto la Londra notturna di Mr Hyde è diventata sempre più misteriosamente scura e pericolosa o come le camere della lussuriosa signora delle camelie si sono riempite di accessori e gioielli eccessivamente costosi o come il pianto di madame Bovary è diventato di anno in anno sempre più straziante o come il giardino dei Finzi-Contini si è reso molto più vasto e ordinatamente curato o come il litigio tra Peter e Wendy assume toni più seri ed adulti,...

L'unico libro che nel mio cuore e nella mia mente ha da sempre la stessa rappresentazione è il Piccolo Principe. Sì, quell'innocente e puro piccolo ometto con i boccoli biondi che gli cadono sulla stanca fronte. Tra pecore bisognose di un recinto, una volpe docilmente addomesticata, la malinconia di 43 tramonti, una rosa ammorevolmente curata ed amata, un pilota che inizia a scoprirsi tristemente adulto e molti pianeti da scoprire questo capolavoro non smette mai di insegnarmi qualcosa... di stupirmi.

Lo apro quando sono a letto, di sera, mi chiudo nel mio mondo di fantasie ed ideali e mi lascio cullare dalle parole dello scrittore... del resto è così bello tentare e tentennare.